Organizzata qualche giorno fa presso il teatro Abarico, la presentazione del poemetto teatrale “Manicomio Criminale” del giovane poeta, attore e regista Andrea Cramarossa è diventata occasione per un happening di mezz’ora che ha visto alternarsi una performance di lettura poetica e danza, animata da Franco Heera Carola e Stefania Marinelli per la parte danzata, e da Mariagiovanna Rosati Hansen e Giovanni Di Lonardo al leggio per la lettura di brani scelti dall’opera.
Sia pure concentrata in una serata unica, l’operazione che ha già visto precedenti versioni nelle città di Bari e Barletta, e si prepara ad ulteriori presentazioni a Genova e Milano, è stata oggetto di attenzioni da parte degli addetti ai lavori convenuti per la sua inconsueta commistione di “Voce, Anima, Corpo”, così come l’ha presentata lo stesso Cramarossa, sottolineando la propria volontà di differenziarla dalle consuete presentazioni davanti a un giornalista o a un critico, per marcare a fondo la sua natura. Non a caso infatti l’introduzione di quest’opera è stata affidata a Giuseppe Manfridi che ne coglie tutta l’essenza fisica, immediata, teatrale appunto.
Il poemetto, di circa settanta pagine, consiste in una lunga confessione poetica, strutturata in tre parti consequenziali (Manicomio Criminale, Asse paradigmatico, Cuoio), in cui, indifferente a qualunque tentativo di inquadramento sintattico, logico o drammaturgico, è la parola sovrana a dettare le sue leggi, i suoi modi di espressione e comprensione.
“Manicomio” è quella dimensione sopita e inconfessabile, che portiamo spesso dentro di noi, magari prodotta proprio dall’uso sconsiderato di parole, gettateci inconsapevolmente addosso, parole violente, destabilizzanti, ma in sostanza ultima veicolo imprescindibile di educazione e scoperta, come si esprime l’autore in questo senso. Sofferenti, ma in qualche modo vitali e rabbiosi appaiono il/i protagonisti di Manicomio Criminale, che siano persone, o semplici voci, sensi di colpi, raggi di ombra e di sole gettati in una o più vite giunte in un luogo di non ritorno tra normalità e follia.
Il dubbio; la costante ricerca di risposte, direzioni; l’innocenza anche di fronte alle confessioni più atroci (“Ho ucciso mio figlio e tuttavia sono ancora viva”) sono state sicuramente alla base della breve ma significativa messa in scena della regista Rosati Hansen e del coreografo Heera Carola, che con la voce e con il corpo hanno colto tutte queste irrisolte polarità, dando trasparenza e profondità all’universo che Andrea Cramarossa pone di fronte agli occhi del lettore, con rigore e abbandono, senza compromessi.
È in omaggio a questa dimensione poetica ma al contempo fisica e concreta, che una presentazione letteraria si è trasformata in una vera e propria operazione teatrale, una sorta di messa in scena prima della messa in scena effettiva, che ora va preparandosi, probabilmente presso lo stesso spazio.
Adda Editore presenta
“MANICOMIO CRIMINALE”
poemetto (teatrale) di Andrea Cramarossa
prefazione di Patrizia Rossini introduzione di Giuseppe Manfridi
poemetto (teatrale) di Andrea Cramarossa
prefazione di Patrizia Rossini introduzione di Giuseppe Manfridi